Risulta essere il frutto dissetante per eccellenza: con il 90% di contenuto d’acqua, una bella fetta di cocomero rappresenta un importante apporto di liquidi. L’anguria contiene anche un discreto quantitativo di zuccheri, soprattutto fruttosio, vitamine A e sali minerali come potassio e magnesio, utili per combattere il senso di spossatezza che può assalire durante le giornate più afose. E’ inoltre nota la sua azione diuretica, nonché lassativa associata all’ingestione dei numerosi semini che costellano la dolcissima polpa.
Zone di produzione
La nostra penisola è un gran produttore di angurie, con zone di eccellenza nel basso Veneto, nel Ferrarese e in Lombardia nella provincia di Mantova, dove il clima estivo caldo-umido e l’abbondanza di acque irrigue permette di far crescere ottimi cocomeri: molto buone con le varietà Crimson Sweet e Sugar Baby.
Ma sebbene in Italia ci sia un’ottima produzione, accade sempre più spesso di trovare in commercio angurie di provenienza estera, specialmente da Grecia e Spagna: effetti della globalizzazione di mercato, che consente alle merci – ortofrutta compresa – provenienti da paesi in cui il costo della manodopera è meno della metà del nostro, di compiere viaggi di migliaia di chilometri ed essere ancora competitive. Non ci stancheremo mai di dirlo: al mercato comportatevi con mentalità no-global, cioè consumate ortofrutta locale – o per lo meno Italiana: è un modo non solo per mangiare cibi più freschi, ma anche un modo per sostenere il tanto famoso e poco tutelato made in Italy. Ricordatevelo anche al momento dell’acquisto delle angurie, tanto più che le coltivazioni Italiane offrono anche formati di cocomeri più piccoli, sui 2-4 kg, pezzature più adatte ai nuclei famigliari ristretti e alle nuove abitudini di consumo.
In effetti l’anguria è uno di quei prodotti che sta rischiando di “passare di moda”: sebbene non siano poi così lontani i tempi in cui le sere d’estate si passava in giardino con amici e parenti a rinfrescarsi con gustose fette di cocomero, è innegabile il fatto che le famiglie attuali siano sempre meno numerose e con meno propensione all’acquisto di gran formati di cibo. Ecco allora che l’anguria – frutto che può tranquillamente superare i 10 – 12 kili – viene acquistata sempre più di rado intera: per fortuna molti saggi fruttivendoli la vendono a fette, permettendo anche a single e anziani soli di dissetarsi con la dolce polpa rossa.
Etimologia e origini
I natali del cocomero sono parecchio incerti: infatti, come per i suoi “parenti” – zucchine, meloni e cetrioli – c’è parecchia confusione storica e commistione linguistica nell’utilizzo dei diversi nomi. L’ipotesi più accreditata è che il cocomero abbia origini africane e che sia stato coltivato per la prima volta lungo il Nilo. Lo troviamo poi nell’antica Grecia, ma con un nome che alludeva pure al cetriolo. Il termine latino“cucumis”, da cui deriva l’attuale nome cocomero, è invece citato da Virgilio, che lo usa però con il significato di cetriolo; Plinio tuttavia sembra alludere con esso proprio all’anguria. Il primo ad utilizzare il termine “aggourion”, da cui deriva quello moderno di anguria, è il medico Aezio, nel VI secolo d.C..
Il cucumis citrullus o citrullus vulgaris, sono questi i termini scientifici con cui si e’ sicuri di non sbagliare, continua ancora oggi ad essere chiamato in vari modi nelle diverse regioni italiane. In alcune località meridionali lo si conosce come melone d’acqua.
Come si riconosce la buona anguria
Acquistare una buona anguria è un’impresa da intenditori: quante volte vi siete cimentati nel famoso gesto di “battere” il cocomero, per scegliere quello con il suono più cupo, indice di maturità e dolcezza? Eccovi un altro trucco: a parità di volume, il frutto più pesante è quello più pronto al consumo. Ma ricordatevi che nessuno meglio del vostro fruttivendolo può consigliarvi il frutto più adatto alle vostre esigenze: del resto i cari vecchi banchetti degli “angurari” – dove è possibile assaggiare e acquistare – sono merce rara a causa di norme igieniche sempre più rigide che spesso cozzano con le piacevoli tradizioni di un tempo, quando bastava una fetta di anguria consumata in buona compagnia anche nell’asfalto della città per sentirsi un po’ più freschi e in vacanza.