La noce di cocco è un frutto tropicale delle palme da cocco, le cocus nucifera: piante antichissime i cui resti fossili risalgono a 70/80 milioni di anni fa. Il termine cocco ha probabilmente origine dai primi esploratori spagnoli che la chiamarono coco, da macaco, per la conformazione pelosa simile alla testa e alla faccia di una scimmia, mentre il termine nucifera deriva dal latino e ha significato di “portatore di noci”.
Diffusa nelle zone tropicali del nostro pianeta, la noce di cocco è un elemento fondamentale nell’alimentazione dei popoli di queste regioni. Composta per la maggior parte da acqua, è ricca di potassio, proteine, carboidrati ed è molto nutriente: cento grammi forniscono 364 calorie principalmente dovute alla notevole quantità di lipidi.
Dalla noce di cocco, oltre alla polpa fresca, si ricavano anche:
LATTE DI COCCO – ingrediente base nella cucina salata thailandese, viene anche impiegato nella preparazione di piatti dolci e cocktail dal sapore esotico, come integratore nelle diete ricostituenti e in cosmesi per la cura del corpo e dei capelli. È infatti ricco di minerali e vitamine, e grazie all’alta digeribilità e alle caratteristiche nutrizionali è a tutt’oggi utilizzato in alcune isole dei mari del sud come bevanda alternativa al latte per i neonati. In commercio è facile trovarlo nei reparti e negli alimentari asiatici, ma è altresì possibile prepararlo in casa aggiungendo acqua calda alla polpa macinata o essiccata.
ACQUA DI COCCO – da non confondere con il latte di cocco, è il liquido presente all’interno dalla noce ancora verde. Man mano che il frutto matura, questo liquido viene assorbito dalla polpa. È naturalmente ricco di carboidrati e povero di grassi, contiene molti microelementi e ha un basso contenuto energetico con meno di 20 kcal per 100 grammi. Usata nello sport e nel fitness per il suo effetto idrogenante e il suo elevanto contenuto di sali minerali, è descritta dalla FAO come “bevanda pura, fresca, naturale e ricca di sostanze nutritive”, e da millenni viene impiegata nella medicina ayurvedica per i suoi effetti curativi. Si dice inoltre che durante la II guerra mondiale e in quella del Vietnam, venisse iniettata ai soldati feriti in alternativa al siero del sangue. L’acqua di cocco gode infatti di proprietà che ne permettono l’assimilazione nella circolazione sanguigna.
BURRO DI COCCO – è un olio vegetale prodotto per pressatura della copra, la parte bianca essiccata, e successiva raffinazione. Ideale in gravidanza e allattamento grazie all’alto contenuto di acido laurico che favorisce la salute della madre e una crescita adeguata del bambino, l’olio di cocco è anche utilizzato in molti prodotti industriali, nella fabbricazione di saponi, colle e appretti, oltreché nell’industria alimentare come olio per fritture e come base per burri e margarine vegetali. L’azione lenitiva ed emolliente, lo rende inoltre ottimo in cosmesi per prevenire screpolature, come maschera per capelli sfibrati e applicato sul corpo sotto forma di creme e unguenti per reidratare la pelle secca.
Numerose sono le leggende e i riti legati alla noce di cocco.
In India, dove questo frutto veniva anticamente offerto agli dei come sacrificio al posto di una testa umana, è ancora oggi conservato nei templi e donato alle donne che desiderano avere un figlio, mentre si ritiene di buon auspicio regalare una noce di cocco nel corso di una cerimonia nuziale. Secondo la tradizione, per far sì che un matrimonio riesca occorre agitare una noce di cocco attorno alla testa dello sposo e, dopo averla rotta, i suoi pezzi vengono lanciati in tutte le direzioni, così da allontanare gli spiriti maligni. Non solo, sempre in India, la leggenda racconta come sia possibile ottenere un responso sulla salute di un malato facendo ruotare la noce di cocco: se si ferma rivolta verso oriente il malato guarirà, se verso occidente morirà. Per rendere omaggio a un morto di cui non si sia trovato il cadavere, si usa invece disporre delle canne in modo che assumano l’aspetto di un corpo, con una noce di cocco a mo’ di testa, poi si copre il tutto con legno di Lutea frondosa e lo si brucia.
Oltre al frutto, anche la palma da cocco ha una sua storia nel campo delle tradizioni. Nella medicina popolare indiana e nepalese la corteccia del tronco veniva bruciata e utilizzata come antisettico. I fiori hanno invece proprietà astringenti e il loro succo viene prescritto nella gonorrea, mentre la radice viene usata come diuretico nei disturbi epatici. In Nepal la palma da cocco è simbolo di fertilità e i suoi frutti erano posti in una brocca piena d’acqua per invocare la benevolenza degli dei.
In Africa, si usa seppellire il cordone ombelicale e la placenta dei bambini appena nati vicino alla casa del nascituro. Dopo sette giorni è piantata nello stesso punto una noce di cocco, insieme con i capelli e le prime unghie tagliate al bambino. Così facendo il bambino si è legato alla prosperità e alla vita di questa pianta.
Nel Borneo, invece, alla nascita di un bambino, con un rito viene posto all’interno della noce di cocco l’anima del nascituro, così che il frutto possa custodirla all’interno della sua scorza fino al momento in cui il bambino, diventato adulto, sarà pronto a combattere contro le avversità della vita.
Molto popolare a Cuba è la divinazione mediante il cocco, detta Biague. In questo sistema divinatorio, il cocco viene usato come offerta rituale donata agli Orisha e in onore degli antenati. Si lanciano in aria quattro parti di cocco e il responso viene determinato a seconda della posizione, lato cavo o lato convesso, che assumono sul pavimento.
Si dice siano numerose le persone che ogni anno rimangono ferite o addirittura uccise per la caduta accidentale delle noci di cocco sulla testa. C’è anche chi sostiene che la morte causata dalla caduta di queste noci sia al quinto posto tra le cause di morte dei viaggiatori. Tuttavia, nello Stato Tamil Nadu, ha luogo un particolare rituale in cui i devoti, per compiacere la dea della ricchezza Laxmi e ringraziarla per aver esaudito le loro preghiere, si fanno candidamente rompere in testa una noce di cocco; i pezzi di cocco in frantumi sono poi distribuiti ai devoti come dono di grazia. Un singolare primato se lo aggiudica Juan Jose Rodriguez-Andres Gardin di sessant’anni, conosciuto come Coconut-peeler, che è riuscito a “sbucciare” con i denti cinquecento noci di cocco in sole sei ore.
Chi preferisce i metodi tradizionali, sappia che aprire una noce di cocco non è semplice come si potrebbe pensare. Bisogna innanzitutto individuare tra le tre piccole circonferenze poste sulla parte superiore della noce le due convesse e quella concava. Poi bisogna bucare con un cavatappi a bracci o con un chiodo le prime due, estrarre l’acqua del cocco facendola colare in un bicchiere e, infine, rompere il duro involucro della noce a suon di martelate. Per facilitare la rottura del guscio è possibile scaldare per qualche minuto la noce nel forno a 200 gradi.